Emergenza Covid-19: molte piccole e grandi aziende, potremmo dire "spintaneamente", stanno adottando finalmente la modalità smart working (in italiano, lavoro agile); situazione che prima veniva adoperata molto più raramente, perlopiù per situazioni circoscritte e specifiche. MA COS'E'?
Lo Smart working o lavoro agile è una modalità specifica di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato, caratterizzato dall'assenza di vincoli spaziali e orari e soprattutto da una modalità organizzativa incentrata in obiettivi da perseguire e fasi da consolidare. Ai sensi del DPCM del 1 marzo 2020 e successivi, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali agevola ed agevolerà il massimo utilizzo del lavoro agile da parte delle imprese. Occorre un accordo tra dipendente e datore di lavoro, volto a stabilire quelle finalità e quei cicli produttivi inderogabili e facenti parte del proprio mansionario e delle proprie funzioni di ruolo. Ai lavoratori viene garantita parità di trattamento economico e giuslavorativo, chiedendo in cambio flessibilità organizzativa ed oraria, potendo - ad esempio - lavorare da casa.
Occorrerà dotarsi di un PC o Notebook, un collegamento Internet veloce, adoperare un cellulare ed alcune applicazioni aziendali (per esempio, si potrà timbrare on-line il proprio cartellino, utilizzare Skype o simili per le riunioni, le mail per le comunicazioni...). Se si fa parte della Pubblica Amministrazione, oppure di una Azienda che ha già sottoscritto accordi di lavoro agile con il Ministero del Lavoro, occorrerà dotarsi di un SIPD (Sistema Pubblico di Identità Digitale). Sarà necessario sottoscrivere un accordo che contenga anche una clausola riguardante la durata dello smart working.
A causa dell'emergenza Covid-19, il nostro Governo faciliterà questa nuova formula di lavoro agile, soprattutto per evitare, qualora possibile, gli spostamenti di lavoro non strettamente indispensabili. Certo: non è per tutti! Sarà fattibile per tutti quei lavoratori che potranno portarsi il lavoro a casa, sicuramente guadagnandoci nei termini di prevenzione del rischio, nonché in ottimizzazione del tempo casa-lavoro, in questi tempi difficili.
Un primo segnale di umanità.... forse. Dipenderà da quante aziende lo favoriranno, ma anche da quanto questa nuova formula lavorativa segnerà il primo passo verso una attività lavorativa maggiormente umana e meno alienante, a favore del benessere della collettività e non solo ed unicamente della produttività e del consumo.
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